È possibile fare terapia online con i bambini e gli adolescenti?
È necessario continuare gli incontri o è meglio interrompere e riprendere quando sarà possibile?
È possibile iniziare un percorso di terapia a distanza senza essersi mai visti di persona?
Queste sono alcune delle domande che come psicoterapeuta mi sono posto quando è iniziata l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ancora oggi.
Nonostante sappia che diversi colleghi lavorano con questa modalità vedendo pazienti e svolgendo colloqui a distanza attraverso l’utilizzo di piattaforme web come Skype, Zoom e altre, quello che mi frenava era la consapevolezza che queste esperienze si riferiscono a persone adulte che magari per lavoro si trovano lontani o addirittura all’estero oppure per scelta decidono di affidarsi a questi strumenti.
Io però lavoro con i bambini e con gli adolescenti, che sicuramente hanno molta più dimestichezza di tanti adulti con smartphone, computer e tablet, quindi non era lo strumento a preoccuparmi.
Il mio dubbio era legato alla possibilità di creare una relazione terapeutica a distanza dato che il mio modello di lavoro è la Gestalt Play Therapy, un approccio teorico che basa l’intervento sull’utilizzo del gioco.
Nel mio studio infatti sono presenti molti materiali di gioco come l’argilla, strumenti musicali, giochi da tavolo, libri, Lego e molto altro.
Quando incontro i bambini e gli adolescenti gioco insieme a loro per aiutarli a conoscere meglio le proprie risorse, a sperimentare nuove possibilità relazionali, a sviluppare le loro potenzialità, a consolidare il loro senso del sé in evoluzione in modo che non debbano più ricorrere a comportamenti problematici per affrontare l’ansia e lo stress della vita quotidiana.
Quando dalle istituzioni è arrivato l’imperativo di restare a casa ed è iniziata la quarantena mi sono detto che non potendo usare questa modalità a distanza sarebbe stato meglio interrompere i percorsi per riprenderli una volta finita l’emergenza. Inoltre ho pensato che non avrei potuto iniziare nuovi percorsi dato che non era chiaro quando saremmo tornati alla normalità.
Poi, come spesso mi accade, gli imprevisti hanno cambiato le mie previsioni: sono stati i pazienti stessi sia bambini, sia adolescenti, sia i genitori che mi hanno chiesto di poter continuare sentendo importante il percorso iniziato soprattutto essendoci questa situazione di grande incertezza e preoccupazione che alimentava l’ansia e lo stress di tutta la famiglia.
Inizialmente ero molto in dubbio e per fortuna mi sono potuto confrontare con molti colleghi sia a livello nazionale che internazionale che come me si stavano ponendo le stesse domande ed insieme abbiamo cercato di trovare un senso a quanto stesse accadendo dandoci la possibilità anche di sperimentare.
Così ho iniziato avvisando tutti quanti che non sapevo cosa sarebbe accaduto nè se gli incontri sarebbero stati efficaci, concordando insieme ai genitori di fare attenzione e di collaborare per vedere come sarebbe andata questa sperimentazione in modo da decidere se continuare o no.
Il risultato è stato che si può fare!
È possibile utilizzare il gioco anche nella terapia a distanza e gli incontri sono efficaci tanto quanto quelli di persona.
Sicuramente ci sono delle differenze; sono presenti dei limiti ma al tempo stesso delle nuove possibilità.
Vediamo alcuni aspetti positivi.
Naturalmente non ci sono solo guadagni, come ho detto in precedenza, qualcosa si perde.
Come ho scritto più sopra, non intendo esprimere un giudizio su quale modalità sia migliore, se quella di persona o a distanza.
Sicuramente ci sono delle differenze ed ognuna delle due modalità permette di avere esperienze specifiche e nutrienti.
Il mio è un bilancio personale positivo e sicuramente continuerò ad usare questa modalità nei percorsi di terapia, intervallando incontri di persona con incontri a distanza.